2021



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Le fotografie

– L’Assunzione di Pietro Perugino, particolare, SS. Annunziata di Firenze (in alto il particolare del volto della Madonna).

– Il ricordo del pagamento fatto al Perugino il 3 agosto 1505.

– Giorgio Vasari, La battaglia di San Vincenzo, Firenze, Palazzo Vecchio, da http://www.storia-toscana.it/la-torre-di-san-vincenzo/

– J. Rombouts, Vetrata con l’Assunzione di Maria, ca. 1505-1510, Metropolitan Museum di New York.


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PIETRO PERUGINO e i giorni
dell'Assunzione del 1505


I ricordi seguenti del 1505 appartengono a un registro di amministrazione del convento della SS. Annunziata di Firenze. Sono di mano di frate Giuliano che era il compagno di frate Simone, primo camarlingo (economo). Era priore a quel tempo maestro Giovanni Filippo da “Piceleone” (Pizzighettone di Cremona).

Nella prima pagina si legge:

“A maestro Piero Perugino dipintore a dì detto [3 agosto *] fiorini trenta larghi d’oro in oro sono per resto di fiorini cento e’ quali si gli danno per conto della tavola per insino a questo dì decto, rogato sere Ottaviano di ser Bartholomeo da Ripa”, lire 210.

Si tratta della memoria della commissione per l’altar maggiore di un polittico con la Deposizione dalla Croce e l’Assunta (i pannelli principali), iniziato da Filippino Lippi e finito, dopo la sua morte († 1504), dal Perugino. La prima tavola oggi è alla Galleria dell’Accademia a Firenze, la seconda alla SS. Annunziata nella cappella dell’Assunta, a sinistra entrando.
Il nome del notaio rogatario sottolinea l’alto rango del pittore (e dei bravi colleghi del tempo): ser Ottaviano da Ripa infatti era stato uno dei coadiutori del Machiavelli alla Cancelleria della Repubblica.

L’8 agosto invece – altro ricordo del registro – arrivarono in convento alcuni ospiti frati dei Servi di Maria: il vicario “apostolicho” maestro Ciriaco da Foligno, i provinciali di Toscana maestro Valerio da Firenze e del Patrimonio (Umbria e Marche) maestro Giovanni da Foligno, e il procuratore dell’Ordine maestro Niccolò da Perugia. Tutti, compresi i compagni e i cavalli, furono alloggiati e nutriti a spese del convento ospitante e l’uscita fu registrata.
Non era con loro il priore generale Taddeo Tancredi che gli storici dicono anziano e indisposto, e quindi bisognoso del sostegno del vicario.

Il vicario era appunto maestro Ciriaco del quale era apprezzato lo spirito conciliativo nelle controversie allora frequenti nell’Ordine con il ramo dei Servi dell’Osservanza. Sarebbe stato eletto priore generale dal 1509 al 1510, anno della morte.

Probabilmente – il ricordo purtroppo non lo dice – con i compagni compì anche una visita ufficiale al convento, come prima tappa, o quasi, di altre progettate nelle sedi dell’Ordine.
Il registro ci ricorda indirettamente anche certi fatti d’arme dei giorni prossimi al 15 agosto 1505 – per Firenze non certo dei migliori dal punto di vista politico.
Erano in corso infatti nuovi sviluppi della guerra contro Pisa, i Medici esiliati e i loro alleati. Così scrivono gli Annali dei Servi di Maria (traduciamo):

“Nel frattempo quell’anno la Vergine Annunziata difese Firenze, mentre era assediata da Bartolomeo d’Alviano per gli intrighi del senese Pandolfo Petrucci, e nessuno fu fatto entrare in città a luglio e a agosto eccetto quelli che venivano da lontano a sciogliere voti ed entravano nel Santuario dell’Annunziata.
E finalmente, per beneficio della Madre di Dio, Alviano e tutto l’esercito furono in parte trucidati, in parte catturati e messi in fuga dall’esercito fiorentino condotto da Ercole Bentivoglio e da Antonio Giacomini, in un luogo non lontano dai Bagni di San Filippo nostro santo Padre presso l’Amiata.
Con i vessilli e il bottino di guerra anche Antonio Tebalducci, conseguita la vittoria, ornò il tempio della SS. Annunziata; i nostri Padri di conseguenza portarono negli accampamenti regali e doni votivi spirituali di pietà e di gratitudine” **.

A questa cronaca si collegano due memorie del registro quando frate Giuliano scrive riguardo a un dono fatto alla SS. Annunziata e all’apertura straordinaria di una porta nelle mura il 15 agosto. Queste le partite:

“A ghabella d’uno cuore d’ariento lire 1 soldi 5 si pagorono in dogana, lasciollo uno forestiere alla Nontiata, fu consegnato al sacrestano”.

“A famigli degli Otto [la magistratura degli Otto di Guardia e Balia ] a dì decto soldi dieci si dettono loro perché feceno entrare in Firenze forestieri alla porta a Sancto Gallo per partito degli Otto”.

In altre parole il 15 agosto fu fatta un’eccezione allo stato di guerra (a nessuno era permesso entrare in città degli Annali ), forse anche perché la solennità dell’Assunzione nei tempi di pace era solitamente trascorsa dai cittadini in feste, processioni e visite devote.

Il fatto d’arme citato sempre dagli Annali avvenne il 17 agosto non nel Monte Amiata ma a San Vincenzo di Maremma.
Il comandante nemico dei fiorentini infatti – così il sito “Condottieri di ventura”, alla voce Bartolomeo d’Alviano *** – “con 240 uomini d’arme, 120 cavalli leggeri e 500 fanti raccogliticci punta agli inizi su Vignale Riotorto, nel territorio di Piombino tra la Val di Cornia e la Val di Pecora: i pisani si rifiutano di appoggiare la sua iniziativa per le pressioni ricevute dagli spagnoli.
Si avvicina con Piero dei Medici a Firenze alla Porta di San Pier Gattolini nella vana attesa di un qualche tumulto nella città a favore del Medici [che erano stati cacciati].
Viene contrastato dal commissario Antonio Giacomini, da Ercole Bentivoglio e da Marcantonio Colonna (200 uomini d’arme e 1500 fanti) a Campiglia Marittima: dispone ora di 160 uomini d’arme, venti lance spezzate, venti balestrieri a cavallo, 600 cavalli leggeri e 800 fanti. Di questi ultimi, 100/150 fanti corsi disertano dalle sue file appena giunge alla Macchia.
Obbligato allo scontro a metà mese in località San Vincenzo, l’artiglieria fiorentina lo prende d’infilata; è assalita la sua retroguardia; l’avanguardia è impegnata dalle squadre di Marcantonio Colonna, di Iacopo Savelli e dai colonnelli di fanti comandati da Zitolo da Perugia e da Vittorio da Canale.
La fanteria del d’Alviano cede al primo assalto e si dà alla fuga dopo avere subito molte perdite. [...] Il condottiero tenta di resistere [...]; è ferito al volto da alcuni colpi di stocco infertigli dal Colonna; anche Chiappino Vitelli è ferito.
Da ultimo aprono il fuoco su una squadra di 100 uomini d’arme sei falconetti fatti condurre dal commissario generale.
Dopo due ore l’Alviano è costretto a cedere; si salva con Giovan Corrado Orsini e Chiappino Vitelli ed altri otto/dieci cavalli (guidati da un figlio di Pietro Paolo della Sassetta) a Monterotondo Marittimo nel grossetano, territorio sotto il controllo dei senesi. [...] I fiorentini si appropriano di 1000 cavalcature e dei carriaggi; oltre alla preda perviene nelle loro mani lo scambio di lettere tra l’Alviano, il Baglioni, il Petrucci e Iacopo d’Appiano.
Sono conquistati 9 stendardi di uomini d’arme e 5 insegne di fanteria, nonché e l’armatura dello stesso Alviano. Bandiere ed insegne saranno appese a Firenze nella sala del Grande Consiglio”.

Paola Ircani Menichini, 21 agosto 2021.
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Note.

* Geschichte der Peruginer Malerei bis zu Perugino ... , 1912, p. 377, trascrive il ricordo ma lo pone erroneamente al 9 agosto.

** II, 24-25: “Florentie interim hoc anno Virginis Annunciatae praesidio factum, et ut dum urbs illa à Bartholomei Alviani exercitu, artibusque Pandulphi Petruccii premeretur et quodammodo obsideretur, nec ullus in ea Iulio, et Augusto mensibus admitteretur praeter illos, qui voti solvendi gratia ex longinquis partibus ad Annunciatae delubrum accederent, eiusdem tandem Genitricis Dei beneficio Alvianus cum toto exercitu non longè à Balneis S. Patris nostri Philippi sub Tuniato monte à Florentino milite sub Herculis Bentivoli, et Antonii de Giacominis ductu die 17. Augusti partim trucidatus, partim captus, fugatusque fuit; cuius etiam vexillis, et militaribus exuviis idem Antonius Thebalduccius, victoria parta, Templum eiusdem Annunciatae exornavit, cui etiam Patres nostri xenia, et spiritualia munuscula pietatis, et gratitudinis ergo in castra detulerunt”.

*** Sito di Roberto Damiani: «Qui»